Ho finito di leggere recentemente 'Quando il respiro si fa aria', un'autobiografia scritta da un neurochirurgo durante gli ultimi mesi prima di morire di cancro ai polmoni all'età di 38 anni.
Per tutta la sua vita ha cercato una risposta alle domande fondamentali che sono: 'Qual'è il senso della vita e per cosa vale la pena vivere?' Ha letto una marea di libri, ha vissuto tante esperienze ricche di significato e profonde, ha scelto medicina per l'onnipresenza degli intersecati vita-morte-significato e in particolare la neurochirurgia. Fino a quando contrasse il cancro ai polmoni e visse personalmente quella che prima era una ricerca solo teoretica sul senso della vita e sulla morte. Scelsi ostetricia considerandola una vocazione. Ho sempre sentito sin da quando ero piccola che ero chiamata a prendermi cura, aiutare e supportare la gente in qualche modo. Tutti i miei amici mi prendevano in giro chiamandomi 'mamma Gloria'. Crescendo divenni sempre più interessata alla medicina e vidi le mie due passioni intersecarsi senza dubbio in un futuro che mi prospettava di essere una ginecologa o ostetrica/infermiera. La chiamata verso l'ostetricia venne guardano una cassetta, 'La macchina del Tempo', riguardo il miracolo della vita, le fasi della gravidanza e il parto. Ero completamente affascinata dalla magia della vita e dell'armonia e perfezione del corpo umano che culminava con la nascita, allattamento, involuzione post-parto... Decisi ostetricia rispetto a medicina per il piano diverso su cui l'ostetrica si pone nell'aiutare le donne nel momento più importante della loro vita. Promuovere la normalità, essere con invece di essere al di sopra e distante nella supremazia di un medico. Mi sentivo sempre più orgogliosa di essere anche io una donna, man mano che studiavo e mi avvicinavo a essere un'ostetrica. Spesso fantasticavo su quando sarebbe arrivato il mio momento in cui sarei diventata anche io mamma e sarei stata la protagonista della storia invece di un'aiutante. Essere una brava studentessa ostetrica adempiva la mia vocazione, mi sentivo al mio posto e partecipavo o osservavo da vicino il miracolo della vita e dell'amore e per me, il vero senso della vita. Tutto semprava più o meno lineare, con l'amore e il significato che cresceva durante la gravidanza e culminava con la nascita e il periodo dopo la nascita. Quando ricevetti la diagnosi di Ida mi sentii derubata dal lieto fine che avevo osservato e collaborato così tante volte durante il mio praticantato. Ero persa nel significato. Sapevo che 1:4 gravidanze nel primo trimestre finiscono in aborto spontaneo, ero preparata per questa possibilità, non sapevo che potessi essere un 0.006%. Anche per me, come ha scritto l'autore del libro 'il mio rapporto con le statistiche è cambiato quando ne sono diventato una'. Dove era andata a finire la perfezione del corpo di donna? Dove potevo trovare la magia della vita in un posto dove la persona che era la casa di una nuova vita doveva scegliere di interromperla? Ripensando alla nostra storia, Ida mi ha mostrata che il significato e il culmine d'amore non avviene linearmente, una verità che nessun osservatore esterno può carpire. Il significato non è perso nella morte e nella tragedia, non è lineare e non cresce nel tempo. Il significato si trova sempre dopo incontri di vita con la morte. Quello che importa veramente nella vita viene scoperto. E questa scoperta non ti lascerà essere più lo stesso. Mi sono chiesta inizialmente perchè io, poi perchè non io? è diventata la risposta. La nostra esistenza come protagonisti in questo mondo, come essere importanti, che si meritano qualcosa da qualcuno perde significato e pressa pesantemente su quello in cui si credeva. Non mi sarei potuta mai immaginare che l'amore e il significato potevano crescere dopo la morte e addirittura potevano trovarsi all'apice nella scelta di mettere fine alla vita terrena di mia figlia. Quello che è andato perso è stato il mio io precedente e la mia vocazione che apparteneva a questo io del passato. Chi sono adesso? Cosa devo fare della mia vita? E' davvero la mia chiamata essere un'ostetrica? Ho raggiunto la parte da protagonista nella ricerca di significato-vita-morte, ho cambiato la mia comprensione di essi, cosa devo farmene adesso di tutto questo? Una volta che ho trovato cosa da un senso alla mia vita che sono le persone che amo, mia figlia, essere sua madre e diventare la madre dei suoi futuri fratelli, cosa devo fare adesso? Recentemente ho cominciato a vedermi di nuovo in grado di aiutare la gente, ma il lutto non mi lascia ancora abbastanza forze per farlo. Inizialmente mi oscurava completamente questa mia indole, facendomi credere che apparteneva soltanto al mio me del passato. Sta emergendo di nuovo, ma l'ostetricia, i suoi lieti fine, aiutare altre donne ad essere felice come sarei dovuta essere io, sembra troppo lontano da quello che voglio adesso e da quello che reputo abbia un significato nella mia vita. Quello che voglio adesso è qualcosa che non esiste, mia figlia indietro, sana e che dovrebbe nascere fra un mese. Quello che desidero disperatamente è essere anche una madre di un bambino vivo, che respira, sano. Come posso aiutare le madri con le loro gravidanze, parti, bambini sani, quando osservare questo miracolo non mi meraviglia più, ma mi porta indietro al ricordo di mia figlia sotterrata e morta per sempre?
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Gloria. 1995.
Mamma.Invisibile di Ida, ITG alla 17esima settimana. Studentessa ostetrica a Dublino. Categorie
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Novembre 2019
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