Ho sentito qualcosa di nuovo quando ho ricevuto la diagnosi di Ida.
In quell’esatto momento, ho sentito per la prima volta nella mia vita il desiderio di morire. Io, la forte e coraggiosa ragazza che tutti pensavano di conoscere, me inclusa, desiderava di morire in quel preciso istante. Non nell’immaginario tragico associate alla morte. Ma con un’associazione così dolce. La morte semprava così desiderabile e una tale dolce riscatto. Non so se il mio pio desiderio non si sia mutate in azione a causa delle mie persone di support o perchè era soltanto una pennellata con la morte che viene sotto forma di pensiero fisiologico dopo una tragedia del genere. Quello che so è soltanto che anche se non avessi mai avuto problemi di depressione o tentativi di suicidio alle spalle, eccomi lì, desiderosa di morire. Cosa mi fece finire di desiderare la morte fu il l’amore assoluto del mio compagno e della mia famiglia più stretta, che avevano bisogno di me e che io ricambiassi il loro amore col mio amore. Non potevo deluderli, non potevo fargli questo, mi rispose il mio compagno. Allora pensai a tutti quelle persone che non hanno queste persone di supporto e si sentono completamente sole in un momento del genere. Quante persone di cui siamo sicuri non farebbero mai una cosa del genere, sono invece così vicine alla morte? Quanto sentiamo di suicidi ci domandiamo ‘perchè l’ha fatto? Non aveva amici, genitori, moglie/marito, figli?’. Ho finalmente capito quanto sia difficile a volte sentire qualcosa per cui valga la pena vivere. Ho finalmente capito l’immensa fragilità che può colpire chiunque, I più saggi, I più forti, I più deboli. Quelli circondati da persone che li amano e quelli senza. Quello che mi rimase dopo aver desiderato di morire fu l’assenza di paura nei confronti della morte. Sapevo bene che la morte è inevitabile, la più vera realtà umana che si cela dietro a ogni passo che facciamo, ogni giorno. In momenti in cui dovrei normalmente spaventarmi, I miei battiti invece rallentano, insieme ai respiri, lenti che riempiono il mio corpo di ossigeno che potrebbe essere l’ultimo. Mi sento pronta a morire. Vedo la tragedia dietro a ogni angolo, ma non mi sento disperata. La aspetto, so che il mio mondo ei mei cari possono essere improvvisamente distrutti, uno per uno, per nessuna ragione, senza fortuna/sfortuna, senza alcun merito. 'Perchè sei così pessimista?' mi chiese il ginecologo prima di interrompere la mia gravidanza. Non sono pessimista, sono graziata o maledetta dalla conoscenza della più vera realtà, che è il fatto dell’inesistenza del concetto di merito nel nostro universo. ‘Se questa volta è andata male, la prossima volta andrà meglio’. Chi lo dice? Chi dovrebbe assicurarmi una sorte migliore, da cosa e perché? Ogni secondo, tutto potrebbe collassare perché io sono e tutti sono… insignificanti! Nella stessa maniera di formiche, fiori e uccelli! Non sarò più ingenua e impreparata, sono consapevolmente insignificante. E con questa consapevolezza sono autorizzata a sentirmi il centro del mio microcosmo, insieme a chi amo. Non posso raggiungere di più, non posso prendermi cura di altro. La morte e la Vita sono entrambe realtà e sono le uniche due realtà di cui posso essere cosciente. In questa vita che mi rimane e che è tenuta in corso dalla mia particolare e presente umanità, posso solo prendermi cura del mio piccolo particolare microcosmo. Come la gravità, questo ci mantiene ancorati al terreno, vivi, questo è il senso della nostra vita. Queste piccole unità, connesse l’una con l’altra da fili invisibili ci mantengono in vita fino a quando dovremo abbandonare la realtà della vita e abbracciare quella della morte.
0 Commenti
Lascia una risposta. |
Gloria. 1995.
Mamma.Invisibile di Ida, ITG alla 17esima settimana. Studentessa ostetrica a Dublino. Categorie
Tutto
Archivio
Novembre 2019
|