Ho passato I primi giorni e settimane a casa, circondata dalla mia famiglia stretta, mamma, papà, fratellino e il mio ragazzo, in congedo da scuola, lavoro, allenamento e università.
Cominciai in quei giorni a sentire un istinto irrefrenabile di fare delle cose. Per Ida e per me stessa. Per questa ragione decisi di organizzarle in una lunga lista e di concluderne qualcuna di queste cose ogni giorno. Il tempo già sembrava andare troppo velocemente, lasciandoci indietro, lasciando la mia testa e il mio cuore troppo dietro per poter recuperare strada e stargli dietro. Volevo stare presente in ogni momento un po’ più a lungo, riorganizzare I miei ricordi e sentimenti e avevo paura di cominciare a dimenticare, anche solo i dettagli, troppo importanti per me. Questa è la lista che mi ha aiutato come un’ancora contro il tempo che passava. Nella lista c’era da scrivere una lettera al mio fantastico ecografo, un messaggio alla mia fantastica Ostetrica, gestire una situazione difficile lasciata in sospeso con mia zia che avevo allontanato dalla diagnosi di Ida, cominciare questo blog, decorare il memory box di Ida, fare uno scaldacollo dalla stessa matassa di lana con cui ho fatto la copertina a Ida, e la lista continuava, ma ogni giorno diventava sempre più corta… Il sanguinamento mi è durato circa una settimana e mezzo, mentre il latte è arrivato al secondo giorno. Contrariamente a quanto avevo letto di altre mamme nella mia situazione, avere avuto il latte mi ha riempita di gioia. Ero sinceramente felice e orgogliosa di vedere il mio seno all’opera per il suo scopo principale. Il mio corpo faceva del suo meglio per prendersi ancora cura della mia bambina, immaginandosi che nata in quel momento ne avrebbe avuto bisogno e dunque lavorando sodo, bruciando il mio stesso grasso corporeo, i miei nutritivi, per produrre il prezioso colostro fatto apposta per Ida. Non tirai alcun latte durante il primo giorno, ma al secondo il seno era ingorgato e molto doloroso. Quindi il pomeriggio decisi di tirare manualmente un po’ di latte per alleviare il dolore e la pienezza al seno, posando delle compresse tiepide di sopra prima e delle foglie di cavolo fredde di frigo dopo. Il giorno dopo feci lo stesso, 4 volte in 24 ore. Mentre il giorno dopo ancora cominciai a usare una pompa elettrica, raccogliendo 150 ml di latte da ogni lato. Il giorno dopo, ridussi il numero delle volte che tiravo il latte, aspettando più tempo possibile senza tirare latte, passando quindi da 4 volte in 24 ore a 3, poi 2, poi 1, e infine nessuna. Tutto durò una settimana e sono felice di non aver soltanto ignorato il latte aspettando che si asciugasse da solo. Purtroppo non potevo donare il mio latte, data l’assenza di banche del latte a Messina, ma non riuscivo neanche a gettarlo nel lavandino. Decisi allora di svuotarlo nel vaso del mio albero preferito, un albero di plumeria, che divenne così verde e sano in soli pochi giorni! Avevo un macigno nel cuore ma questo ritual del latte e la mia lista mi tenevano impegnata per gran parte della giornata. Crollavo sotto la doccia, dove l’acqua si prendeva cura delle mie lacrime e nascondeva il suono del mio pianto dagli altri in casa. A letto mi ritrovavo con le mani sul mio pancino, ormai vuoto. Ogni giorno mi separava sempre di più da Ida, ogni impegno della lista che cancellavo, ogni giorno con sempre meno latte da tirare, mi avvicinava sempre di più a dover affrontare la nuda verità del presente. Me stessa, nel presente, un presente in cui mia figlia era morta. Ascoltai tutte le canzoni della nostra playlist mentre creavo il suo box della memoria e concludevo altre cose della lista. Ogni mercoledì e giovedì il mio corpo reagiva fisicamente alla sua morte, riportando vivo il ricordo del suo parto, con dolori, incubi. Questo durò per i primi 3 mesi. Nei primi giorni il mio ragazzo cominciò ad essere anche lui ad essere esausto. Gli mancava la me-diprima, la me felice, voleva indietro la sua ragazza. 'Sembra quasi che non vuoi stare meglio.' Forse era vero, non volevo, ma cosa poteva farmi stare meglio? Ci provai comunque, per lui. Non gli parlai più di Ida, parlavo del mio lutto con altre mamme passate dalla stessa storia e trovai forza grazie al loro e la nostra condivisione. Più tardi capì anche lui, accetto il mio modo diverso di affrontare il lutto e mi rassicurò. Questi furono i primi giorni. Su e giù, cercando di aggrapparmi a qualsiasi cosa che potesse far rallentare un poco il tempo e ricordare. Ricordare ogni cosa.
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Gloria. 1995.
Mamma.Invisibile di Ida, ITG alla 17esima settimana. Studentessa ostetrica a Dublino. Categorie
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Novembre 2019
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