Il 3 settembre una linea molto sbiadita sul mio test di gravidanza ci ha annunciato l’esistenza di Ida.
Non credendo in questa linea così sbiadita, quasi scambiata per un test negativo, il 6 settembre abbiamo provato un secondo costoso test di gravidanza, che ha confermato la gravidanza di già 2-3 settimane. Ho reagito con sorpresa, incredulità, ho sentito di aver perso il controllo della mia vita e di nuovo incredulità. Io e il mio ragazzo sapevamo di essere le persone giuste l’uno per l’altro, che quindi ci rassicurava del fatto che questo bambino fosse il bambino giusto, mentre abbiamo riflettuto che il famoso tempo giusto è qualcosa che puoi crearti tu. Ma mi sento di ammettere e di scrivere, per essere sincera e giusta anche con mia figlia che sa tutta la verità, il vero corso degli eventi e tutti I veri sentimenti che correvano selvaggi nella nostra nuova e famiglia in attesa. Non mi sentivo spaventata o intimorita da dall’ignoto che una gravidanza poteva portare nella nostra vita, sapevo già grazie al mio praticantato da ostetrica cosa significasse la gravidanza, partorire, il puerperio, i neonati. Ero invece essenzialmente infastidita. Perchè stavo programmando un anno di competizioni sportive, allenamenti di judo e jiu jitsu, laurearmi il prima possibile. Ho continuato ad essere infastidita anche per la mia continua nausea e disgusto verso qualsiasi tipo di cibo. Mi sentivo distaccata perché mi sembrava tutto così surreale che avevo la sensazione di essere ancora all’università e seguire la gravidanza di un’altra delle tante mamme, non la mia. Ma credevo sarebbe stata questione di tempo e mi sarei abituata, soprattutto dopo aver sentito il primo battito del cuore di mia figlia! Ero sicura che tutto sarebbe cambiato alla prima ecografia. Il mio ragazzo non si sentiva meglio, alternava entusiasmo e felicità di diventare padre con incredulità e panico, aggravate dall’essere lontano dal suo paese e amici (Francia), non avere un lavoro/casa sua/molti soldi da parte, aver cominciato una nuova università. Ho fatto tutto quello che di routine fanno le donne incinte in Italia, gli esami del sangue con risultati perfetti, integratori per mamme, attività sportiva leggera, il tutto con un distacco del mio ragazzo, come se non volesse essere partecipe di questo cambiamento o come se non volesse rendersene conto. Gli unici momenti di unione per noi 3 erano ogni sera dopo la doccia, quando mi passava l’olio di mandorla sul pancino e sul seno e ogni volta che difendeva la nostra scelta di continuare la gravidanza contro tutti quelli che non approvavano. Io e mia madre intanto avevamo prenotato la prima ecografia con il suo ginecologo. Ho detto al mio ragazzo che finalmente avrebbe potuto vedere il bambino, sentire il suo cuore e realizzare che esistesse davvero! Era molto nervoso e insicuro sull’essere lì già prima di entrare nella stanza e io sapevo che se avesse potuto dirlo mi avrebbe detto che preferiva non esserci. Invece è entrato con me, a braccia conserte, guardando a mala pena il ginecologo. Quest’ultimo non è stato neanche d’aiuto, parlando esclusivamente in italiano, non guardandolo e non includendolo del tutto. Abbiamo iniziato velocemente l’ecografia interna e il mio ragazzo non voleva avvicinarsi. Mi sentivo così stressata a causa sua e per la sua esclusione e reazione che non riuscivo a concentarmi e pensare ad altro. Non mi sono mai sentita così sola e furiosa. Il sacco amniotico del bambino era visibile con un piccolo fagiolino all’interno lungo circa 2 cm. Il cuore era visibile e pulsava veloce. Il ginecologo ha chiesto allora al mio ragazzo se volesse vedere e lui rispose di no. Un’altra pugnalata. Il ginecologo rispose con una Battuta a cui risposi difendendo imbarazzata il mio ragazzo, ma la mia rabbia stava crescendo. Il ginecologo cominciò finalmente a cercare il battito e lo trovò. E non ho provai nulla. Lo sentii, certo, ma non provai nulla. C’era uno schermo in bianco e nero, che riproduceva un suono che non mi apparteneva. In quel momento il mio ragazzo si avvicinò, dicendo che non riusciva a capire cosa stesse vedendo, ‘come fa a non capirlo?!’ disse il ginecologo, continuò a non capire cosa stesse vedendo. Continua a sentirmi sola. ‘Tutto va bene per quanto ne possiamo vedere adesso.’ Mi vestii, presi la prescrizione, la cartella e uscimmo dalla stanza. Jonas sciolse le braccia prima conserte, ricominciò a sorridere ‘quindi tutto apposto no?’ No, non era tutto apposto. Litigammo come mai avevamo litigato prima, mi sentii completa e autosufficiente come mai prima e sicura del fatto che non avrei mai più permesso a nessuno di farmi sentire così sola come quell giorno. Ero sufficiente a me stessa per crescere questo bambino dentro di me, partorirlo e crescerlo fuori di me. Da quel momento sarei stata egoista per me e il mio bambino, non avrei protetto nessun altro. Il mio ragazzo capì, si scusò con parole e fatti e da quella sera cominciò a posare la sua mano sul pancino tutte le volte che andavamo a dormire. Da quel momento cominciai a sentirmi una madre, sempre un po’ infastidita, ma una madre che difende il suo legame col figlio a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Una madre che aspettava la prossima ecografia perché potesse essere un’ecografia di riscatto, durante la quale mi sarei potuta rilassare e godere mia figlia ed essere incinta. Quest’ecografia fù la translucenza nucale.
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Gloria. 1995.
Mamma.Invisibile di Ida, ITG alla 17esima settimana. Studentessa ostetrica a Dublino. Categorie
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Novembre 2019
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